Politici a casa

Ressa in ParlamentoAlzi la mano chi non ha mai giocherellato con l’autocompletamento di Google per vedere cosa esce. A me ha sempre incuriosito vedere cosa cerca la gente, vedere a cosa è interessata quando nessuno li osserva. Forse questo giochino può far addirittura intuire l’opinione delle persone. Così ho deciso di scrivere un’articolo un po’ più leggero, in cui riporto cosa cercano gli internauti a proposito dei politici (per ogni lettera dell’alfabeto ho riportato i quattro suggerimenti del motore di ricerca):

Politici a casa.
Politici auto blu.
Politici anni 80.
Politici americani.

Politici bastardi.
Politici Brignano.
Politici basta.
Politici belli. In cerca del politico che più ci rappresenta?

Politici condannati.
Politici corrotti.
Politici comunisti.
Politici camerieri dei banchieri.
Andiamo bene…

Politici di sinistra.
Politici di destra.
Politici donne.
Politici della lega.

Politici ebrei.
Politici e gossip.
Politici ebrei italiani.
Politici europei.

Politici facebook.
Politici francesi.
Politici famosi.
Politici fannulloni.

Politici gay.
Politici greci.
Politici governo monti.
Politici russi.
Sembra essere abbastanza diffuso cercare politici di specifiche nazioni.

Politici hot. Belli mica bastava.
Politici hard. Addirittura!
Politici hanno una loro etica. Sicuri?
Politici hanno una loro etica. Tutta loro. Ah, così può darsi =)
(Pare in realtà una citazione di Woody Allen)

Politici italiani.
Politici italiani nomi.
Politici italiani che.
Politici ignoranti.

Politici ladri.
Politici lega nord.
Politici laureati.
Politici ladroni.
Per scoprire per esempio che nell’attuale parlamento i laureati sono il 78%, in netto calo in confronto ai 94% nella costituente del ’46, famosa per includere anche parlamentari operai e contadini.

Politici massoni.
Politici mafiosi.
Politici morti.
Politici maiali.
Della serie, l’unico politico buono è un politico morto.

Politici non laureati.
Politici napoletani.
Politici nomi.
Politici nonciclopedia.
Ridere per non piangere.

Politici ora basta.
Politici omosessuali.
Politici ora basta, della Valle.
Politici ora basta, testo.
Politici ora basta” era il titolo di una lettera scritta da della Valle, fatta pubblicare l’1 Ottobre 2011 sulle pagine pubblicitarie dei principali quotidiani nazionali.

Politici pdl.
Politici pd.
Politici prima repubblica.
Politici più pagati.

Politici quanto guadagnano.
Politici quanto si pentono.
Politici qua.
Politici querele.

Politici rinunciano alle auto blu.
Politici russi.
Politici ridicoli.
Politici rinunciano auto blu.
È inutile insistere, quelli le auto blu continuano a tenersele, nonostante gli svariati annunci del contrario.

Politici su facebook.
Politici siciliani.
Politici su twitter.
Politici stipendi.

Politici tedeschi.
Politici twitter.
Politici tutti a casa.
Politici tutti uguali.

Politici udc.
Politici uccisi per mafia.
Politici ubriachi.
Politici ucraini.

Politici vitalizio.
Politici vergogna.
Politici vergognatevi.
Politici voltagabbana.
Insomma, il messaggio sembra chiaro… E siamo fortunati che Google censuri le parolacce (oppure gli italiani sono molto educati e cercano soprattutto vaffancloud.com, vaffancola e vaffanbanca).

Politici zoo 105.
Politici Zola Predosa. (Zola Predosa: comune di 18 mila abitanti in provincia di Bologna)
Politici zozzoni.
Politici zio. Non chiedetemi il senso.

Era in parte un gioco, ma non solo. Credo che mostri abbastanza bene i concetti che il cittadino medio associa ai politici. Non c’è fiducia, ed a ragione. Urge un’alternativa. Ovviamente un’alternativa in mente io ce l’avrei =)

La democrazia ateniese

Kleroterion

Kleroterion, strumento usato dagli ateniesi per sorteggiare le cariche pubbliche.

Il primo esempio di cariche pubbliche assegnate tramite sorteggio su vasta scala ci è dato direttamente dalla democrazia Ateniese, considerato anche il primo vero esempio storico di democrazia.

I più importanti organi di governo della città-stato erano tre. L’assemblea popolare (l’ecclesia), a cui avevano diritto di partecipare tutti i cittadini, era il simbolo della democrazia Ateniese. In essa venivano approvate le leggi e i decreti che regolavano tutti i vari aspetti della vita della città. Si trattava di un’organo di democrazia diretta: tutti i cittadini potevano votare direttamente su ogni questione posta. Erano fissate 40 sedute all’anno alle quali si aggiungevano le sedute straordinarie che venivano indette in casi eccezionali, come poteva essere un attacco da parte di una potenza straniera.

La boulé era un consiglio composto da 500 cittadini sorteggiati, il cui ruolo principale era proporre le misure che sarebbero state messe al voto nell’assemblea. Prima di iniziare il mandato i consiglieri venivano sottoposti a un controllo di compatibilità, costituivano motivo di esclusione dalla carica, per esempio, avere un debito verso lo Stato, aver usato violenza contro i propri genitori o aver sperperato la propria eredità. Dopo il giuramento i consiglieri rimanevano in carica per un’anno con una paga giornaliera equiparabile a quella di un comune lavoratore. All’inizio di ognuno dei dieci mesi ateniesi veniva tirata a sorte una tribù, i cui 50 consiglieri, per quel mese, avrebbero avuto il ruolo di presidenti e avrebbero dettato l’agenda. Tra questi inoltre, ogni giorno, veniva sorteggiato un membro che coordinava i lavori per le successive 24 ore. Tutto questo elaborato meccanismo di sorteggi e rotazioni era finalizzato a rendere il sistema il più resistente possibile a tentativi di corruzione. Oltre a decidere l’ordine del giorno dell’assemblea popolare, la boulé aveva limitati poteri esecutivi, così per esempio in caso di crisi i primi a trovarsi ad affrontare l’emergenza cittadina erano i presidenti in carica.

Le corti popolari consistevano di alcune centinaia di membri (il numero dipendeva dal reato perseguito), tirati a sorte da un corpo di 6000 candidati, a loro volta sorteggiati tra i cittadini d’età maggiore dei 30 anni. Le corti avevano il ruolo di giurie, e si occupavano dei processi per tutti i reati minori, inoltre formavano l’ultima istanza a cui ci si poteva appellare su tutta una serie di decisioni, comprese quelle prese dall’assemblea. Anche qua, per rendere la composizione non prevedibile e quindi contrastare la corruzione, i membri di una corte venivano sorteggiati la mattina stessa del processo.

Il sistema politico ateniese era complesso e, sebbene la maggior parte del potere si concentrava in questi tre organi, c’erano molte altre cariche di rilievo, molte delle quali sorteggiate e alcune delle quali elette dall’assemblea. Le cariche elette includevano quelle militari e quelle che prevedevano la gestione di grandi somme di denaro. In quest’ultimo caso il requisito principale era possedere grandi ricchezze, in modo da poter risarcire lo Stato in caso di accuse di appropriazione indebita.

Ovviamente non bisogna fare l’errore di credere che la democrazia Ateniese fosse un sistema perfetto, essa ha ricevuto negli anni numerose critiche da più parti. Al tempo, l’idea della democrazia non era molto ben vista fuori da Atene, troppo lontana dall’idea di governo che si aveva. Anche se c’è da dire che, probabilmente, chi è stato in grado di lasciarci le proprie opinioni apparteneva alle minoranze privilegiate. Anche oggi, per motivi opposti, il sistema riceve molte critiche: in particolare venivano considerati cittadini solo una piccola frazione della popolazione. Erano escluse le donne, i molti abitanti con origini straniere e i numerosissimi schiavi.

È chiaro che la società odierna è profondamente diversa di quella di duemila anni fa, così come lo sono i valori culturali ed etici dei sui abitanti. Non è detto che ciò che valeva allora valga ancora oggi. Ciò nonostante è istruttivo notare alcune caratteristiche del sistema politico ateniese. È interessante, per esempio, vedere come fossero combinati sorteggio, democrazia diretta ed elezioni, ognuno dei quali ha vantaggi e svantaggi. La democrazia diretta può essere considerato il sistema più democratico, almeno dal punto di vista simbolico, dunque è ragionevole che la maggior parte delle decisioni generali venissero prese nell’assemblea. Dato che far discutere migliaia di persone può porre qualche difficoltà pratica le proposte venivano prima elaborate dal consiglio sorteggiato, i cui membri erano meno numerosi e, ricevendo un salario, potevano permettersi di dedicare più tempo al loro compito. Anche i processi richiedono troppe risorse perché fosse pensabile farli condurre dall’assemblea e venivano perciò condotti dalle corti, anch’esse sorteggiate. Infine erano elette le cariche che richiedevano particolari requisiti o competenze.

Gli ateniesi sembravano avere ben chiaro i rischi di elezioni popolari, sapevano che avrebbero avvantaggiato i ricchi e i potenti, i quali avrebbero potuto comperare voti e avevano maggiore influenza e maggiori capacità retoriche. Sapevano che le elezioni rischiavano di concentrare troppo potere nelle mani di pochi, minando la democrazia. Per questo esse erano limitate al minimo necessario, lasciando in ogni caso all’assemblea la facoltà di revocare tali cariche, in caso di azioni ritenute dannose per la città. Ad avere l’ultima parola erano in ogni caso i cittadini. In un caso emblematico i 10 tesorieri vennero accusati di frode e condannati a morte uno dopo l’altro (era vietato svolgere il processo a più di una persona per volta), dopo la nona esecuzione venne scoperto l’errore e il decimo venne assolto. Questo evidenzia anche un rischio legato al dare troppo potere ai cittadini, i quali potrebbero usarlo con troppa leggerezza. Non so quanto però sia una peculiarità delle democrazia, e credo che con un minimo sistema di pesi e contrappesi si possa facilmente eliminare questo pericolo.

Vale la pena chiedersi perché successive democrazie abbiano preso la strada delle elezioni, anziché seguire l’esempio di Atene. È chiaro che assemblee popolari non sono pensabili in società molto più grandi di quella ateniese (o almeno non lo erano quando sono nate le odierne democrazie, con le moderne tecnologie anche questo è cambiato). Sarebbe stato possibile però creare degli organi sorteggiati, mentre gli unici organi di questo tipo sono rimaste le giurie popolari. Forse semplicemente era un passo troppo grosso, il bisogno di un’autorità che ci guida è troppo forte, forse è addirittura un sentimento istintivo, se si pensa che l’essere umano è sempre stato, nella sua storia, guidato da leader carismatici. Forse le elezioni hanno permesso un cambiamento meno drastico e più rassicurante. Ma credo che sia arrivata l’ora di guardare nuovamente alla prima democrazia della storia e vedere se non ci sia ancora qualcosa che possiamo imparare da essa.

Competenze di rappresentanti sorteggiati

Una della critiche più frequenti alla demarchia, forse la più frequente in assoluto, riguarda le competenze di chi prende le decisioni politiche. È naturale chiedersi se il cittadino medio è veramente adeguato a governare uno Stato, abituati come siamo a essere governati da politici di professione.

Essere adatto a governare significa essere in grado di effettuare le scelte giuste, promulgare le leggi e le misure che giovino al Paese e alla popolazione. L’organo demarchico potrà chiaramente appoggiarsi ad esperti, siano essi provenienti da lobby e da movimenti politici o consulenti scelti dai sorteggiati stessi, per esempio provenienti dal mondo accademico. È ragionevole pensare a un sistema in cui le leggi stesse siano scritte da tecnici esterni mentre i sorteggiati si limitino a decidere se passarle o meno, dopo aver ascoltato le varie voci a riguardo. Se nonostante l’aiuto di competenze esterne verranno prese decisioni dannose per la popolazione significa che

  1. i sorteggiati non si fidano degli esperti o non li ascoltano e fanno di testa propria, oppure
  2. i sorteggiati sono stati consigliati male dagli esperti, che magari non erano veramente tali o erano in malafede.

Analizzando questi scenari si scoprirà che una demarchia semmai è meno soggetta a queste possibili debolezze dei cittadini rispetto ad una democrazia elettiva.

Ricordo che i sorteggiati rispecchiano fedelmente i cittadini, per cui il sorteggiato è propenso a una debolezza solo quanto lo è l’elettore medio. Nella prima ipotesi, dunque supponendo che i sorteggiati non credono a quello che viene detto loro da chi è competente in materia, tanto meno sarà plausibile credere che l’elettore medio, che ha meno tempo e risorse per informarsi, sia allineato con le opinioni degli esperti. Se quindi in una democrazia elettiva i politici seguono il volere dei cittadini il problema si ripresenta allo stesso modo.

Qua si vede bene come la critica sia un’obiezione alla democrazia stessa, e affermare che il sistema attuale, sotto questo punto di vista, funzioni meglio di quanto non funzionerebbe una demarchia, equivale ad affermare che i politici attuali non seguano il volere del popolo e che questo porti a un governo migliore. In effetti credo che le odierne democrazie limitino il controllo che il popolo ha sulla politica, perché i cittadini sono poco informati e non hanno idea delle decisioni prese ai livelli alti, perché anche quando si “scandalizzano” di solito la memoria non dura. Anche volendo, gli elettori non hanno vero potere di influenzare le decisioni prese, trovandosi davanti a leggi elettorali che li mettono di fronte a una scelta molto limitata, costringendoli a supportare una delle poche opzioni permesse dal sistema. Quando non approvano le scelte di un rappresentante non possono fare molto. Si può veramente credere che questo sia positivo, che i politici usino questa situazione per fare il bene del popolo poco informato? Sono convinto che basti guardarsi intorno per capire che l’effetto è tutt’altro. Se i politici hanno la possibilità di approvare impunemente leggi impopolari, a passare saranno, nella grande maggioranza dei casi, misure di cui beneficiano solo loro, i loro amici e chi li finanzia. Credere che un sistema meno democratico porti a una dittatura illuminata che faccia il bene del Paese è illusorio.

Comunque la si guardi, se anche l’ignoranza e la mancanza di informazioni dei cittadini può rischiare di far prendere decisioni sbagliate ai cittadini sorteggiati, il danno sarà in ogni caso limitato rispetto a quello che può succedere in una democrazia elettiva. Elettori con le medesime incapacità di giudizio rischiano non solo di eleggere una classe dirigente incapace, ma anche una classe dirigente in malafede, con il rischio di rendere incolmabile il divario tra volontà popolare e classe politica. Il sorteggio, al contrario, mantiene il potere saldamente nelle mani del popolo, il quale potrà così correggere molto più facilmente ai propri errori.

Veniamo ora all’altra critica: i cittadini sorteggiati, mancando di competenze, in certe materie potrebbero essere troppo suscettibili all’opinione di esperti, i quali potrebbero non essere realmente tali o potrebbero avere alle spalle gruppi di potere con un’agenda politica. Se però è vero che questi “esperti” possono cercare di convincere i sorteggiati del falso, anche in una democrazia elettiva lobby ed esperti spesso cercano di convincere del falso i cittadini e di far eleggere rappresentanti in malafede, con più grande probabilità di successo perché l’elettore passivo ha poco tempo, pochi mezzi e poca motivazione per informarsi a dovere, e con maggiore danno perché una volta eletto il politico non risponderà più al cittadino fino alle successive elezioni.

Ricapitolando, se è vero che i cittadini sorteggiati non potranno essere competenti in ogni campo, da una parte si più ovviare al problema con l’aiuto di competenze esterne che consigliano l’organo demarchico, dall’altra è una debolezza intrinseca del sistema democratico e, a mio avviso, è irrealistico sperare che un sistema meno democratico possa portare a un governo più giusto.

«Camera dei cittadini» sorteggiata: proposta di Michele Ainis sul Corriere

Segnalo che il 2 Gennaio è uscito sul Corriere della Sera un articolo a firma di Michele Ainis in cui il costituzionalista propone di formare una delle due camere tramite sorteggio. Elabora ulteriormente in un successivo articolo, in cui sembra ancora più convinto della sua idea. Data la discreta visibilità del pezzo è una buona occasione per analizzare la reazione del pubblico se confrontata con l’idea di un organo di governo sorteggiato. Sto ancora esplorando la reazione del web, ma sembra in generale positiva, l’articolo ha ricevuto 239 condivisioni su Facebook e si trovano diversi blog e siti di informazione che lo citano. La prima impressione è che, sebbene la proposta è generalmente vista come molto utopica e principalmente provocatoria, l’opinione di cui gode l’attuale classe politica è tale che qualsiasi alternativa è vista come potenzialmente migliore.