Legge elettorale

legge elettorale

“Il 4 dicembre 2013 la Corte Costituzionale ha bocciato il Porcellum, quindi ora è necessario scrivere una nuova legge elettorale.
Qualsiasi forza politica o coalizione dentro o fuori il Parlamento è in forte conflitto d’interessi quando deve scrivere una legge elettorale.
Scriverà infatti la migliore legge elettorale per il paese e i suoi cittadini oppure la migliore legge dal suo punto di vista, ossia quello di ottenere maggiori chance di vincere le elezioni e poter governare?
Purtroppo la storia italiana e quella di quasi tutti gli altri paesi democratici del mondo è piena di esempi in cui la legge elettorale viene creata ad hoc per avvantaggiare le forze politiche che la scrivono ed approvano e non per dare il maggior beneficio al paese.

Ma esiste una soluzione a questa contraddizione. In vari paesi la stesura di una nuova legge elettorale è stata affidata ad un’assemblea di cittadini estratti a sorte.

Un’assemblea di cittadini estratti a sorte con potere deliberativo è un metodo usato fin dalle origini della democrazia, nei tempi antichi, nell’età comunale e in età contemporanea. ”

Sono le parole di Paolo Michelotto autore dell’omonimo Blog sulla “Democrazia diretta e dei cittadini” , con le quali ha lanciato una petizione online per proporre la costituzione di un assemblea di cittadini estratti a sorte con l’obiettivo di scrivere la nuova legge elettorale attraverso l’uso di strumenti e metodi partecipativi. Si tratta di un argomento estremamente importante; la legge elettorale é il binario sul quale si basa la democrazia rappresentativa di tipo elettivo, quella che erroneamente porta a credere molti cittadini che il diritto al voto sia sinonimo di democrazia.

Ed é in questo contesto che il sorteggio si presenta come strumento democratico in tutte le sue virtú, equo, trasparente, non a caso é stato spesso usato per sopperire alla contraddizione propria della formulazione della legge elettorale, come fa notare Paolo Michelotto in appendice alla proposta, che invito tutti a leggere e a firmare!

https://www.change.org/it/petizioni/parlamento-e-media-italiani-nuova-legge-elettorale-scritta-dai-cittadini-e-approvata-con-referendum

Il cammino della speranza

il cammino della speranza

 

“La rimoralizzazione non puó ridursi a una lezione di morale. Occorre far regredire l’egemonia del profitto e dare nuovo impulso alle forme di solidarietà restaurando, con l’esempio e con una maggiore severitá, la moralità degli amministratori e dei dipendenti statali. Proponiamo la creazione di un Consiglio di Stato etico per quanti vogliano intraprendere una carriera pubblica che comporti responsabilità e potere.”

“Il cammino della speranza” è un manifesto scritto da Stéphane Hessel e Edgar Morin, due persone di un’altra epoca, del 1917 il primo, del 1921 il secondo. Due persone che hanno vissuto la guerra totale in prima persona, la distruzione, la ricostruzione e la decadenza e che, a differenza di Adriano Olivetti, credevano in questo sistema.

Attraverso questo scritto, ho potuto apprezzare piú affondo lo spirito che animava gli uomini del dopoguerra, quelli che la Democrazia l’hanno sognata e creata.

La Demarchia é antitetica alla restaurazione degli amministratori, sia pur se dotati di quella moralità che auspicano gli autori. La Demarchia auspica l’utilizzo del sorteggio come strumento democratico e seppur si tratta di uno strumento vecchio come la democrazia stessa, la sua applicazione oggi sarebbe rivoluzionaria.

Ma vi invito a leggere questo libro che tratta degli stessi temi che ieri cosí come oggi, rappresentano la vera sfida al raggiungimento del sogno democratico. Ripensare l’idea di Sovranitá, di Globalizzazione e Deglobalizzazione, di Europa, di presente e passato, di stile di vita, di ambiente, di cittá e di campagna, di servizio civile, corruzione, economia, istruzione, insomma, ripensare la democrazia.

“La riforma del pensiero permetterà di frenare la regressione democratica suscitata, in tutti i campi della politica, dalla crescente autorità dei tecnici, specialisti di ogni genere (aggiungo gli specialisti della politica), la quale riduce la competenza dei cittadini, condannati alla cieca accettazione di decisione emanate da coloro che si suppone sappiano, ma che praticano, in effetti, un’intelligenza particellare e astratta, che atomizza la globalità e la contestualità dei problemi”

E il muro comincia a crollare..

muro di berlino

Grandioso!

Sono le 23.20 del 25/02/13, Vendola sta parlando. É perfetto, sta andando proprio come deve andare! Sta per fare l’ultimo passo, ormai ha avviato quel processo che solo pochi furbi hanno fiutato… Fra poco cederá la parola e la sua sinistra lo dimenticherá e si alleerá con Monti per dirigersi verso la fine, l’ultimo capitolo, the End!

Nel giro di pochi mesi insieme, governeranno male in un momento difficilissimo e apriranno la voragine che li fará affondare. Alle prossime elezioni il grande assente, l’impero Ottomano del XXI secolo sará proprio la sinistra!

Quella voragine andrá riempita, ed allora ho paura che rimmarrá in piedi ancora lui, ancora una volta come un foreman in bilico mentre Alí lo guarda crollare, con sullo sfondo la gente, povera, in un’Italia distrutta.

Ma basta con ste sciocchezze. Ho sempre pensato che per poter smuovere le coscienze delle persone fosse necessario toccare il fondo per poter ripartire. Ma non ci ho mai creduto veramente, un pó perché il sistema é globale e farebbe di tutto per non crollare e un po’ perché arrivati al fondo, si puó sempre scavare. Forse mi sbagliavo.

É questo il momento in cui le nuove idee germogliano. Il seme c’é, il mio/nostro si chiama demarchia!

Perché voteró Movimento 5 Stelle

M5S

Dopo una serie di ragionamenti, soppesando in vari modi pro e contro di ogni scelta ero giunto a questa conclusione:

Votare M5S oppure Astensione.

Avverto della tensione nell’aria, é il segno che queste elezioni sono importanti. Purtroppo noto anche molta delusione e rassegnazione, ed ammetto che spesso sono portato a pensare che la “politica” che abbiamo é quella che meritiamo, i politici che abbiamo votato sono italiani come noi.

Peró adesso basta, non voteró alle elezioni con lo scopo di elegere il miglior governo (che poi é sempre il meno peggio) ma con quello di creare un cambiamento, un cambiamento vero!

Ho deciso che voteró M5S.

Trovo che il M5S, fatto di cittadini indipendenti (non c’entrano né Grillo né Casaleggio né nessun altro) sia l’unica vera novitá. Il fatto che non facciano parte di un partito con gerarchie interne ma di un movimento li rende ancora piú autonomi (spero).

Essi potrebbero essere la scintilla di qualcosa di diverso. Personalmente studio e auspico un cambiamento radicale (la demarchia), ma trovo anche interessante l’ipotesi avanzata da Pluchino e Co. cosí come spiegato nell’articolo apparso su Le Scienze.

Ai miei occhi il M5S in parlamento potrebbe essere quanto di piú vicino possibile (almeno al momento) a un gruppo di parlamentari estratti tramite il sorteggio.

Per questo voteró il Movimento 5 Stelle.

La solita critica dei volti nuovi ma inesperti. Per come la penso io, o si vogliono i volti nuovi o quelli vecchi. Volti nuovi ma vecchi bé, é una contraddizione.

Di una cosa sono sicuro, qualunque politico “professionista” non farebbe altro che mantenere l’equilibrio (sulle spalle dei soliti).

Voglio un cambiamento.

In realtá io non credo piú in questo sistema, la demarchia per me é qualcosa di piú dell’uso del sorteggio in politica, é un cambiamento radicale della concezione del potere e della gestione della cosa pubblica. Il M5S non é questo ma riconosco la vitalitá delle persone che lo animano, riconosco le idee e non i volti, serenitá e non paura, insomma riconosco la voglia di un cambiamento.

Prossimamente cercheró di spiegare meglio il mio pensiero, per il momento invito chi legge a scrivere nei commenti chi é daccordo e chi no. Grazie.

Professione: Politico

Sulla scia delle riflessioni fatte per determinare in che modo il sorteggio possa contribuire a migliorare la politica, vi é un aspetto che non é stato enfatizzato né nel workshop né negli scritti precedenti ossia: la politica, é una professione?

Si tratta di un aspetto che mi riguarda personalmente essendo io stesso un “non esperto”, spesso mi sono chiesto sulla base di quali competenze specifiche potessi esprimermi. É una questione che ha a che fare principalmente con due dei fattori che ho elencato nella lista del precedente articolo, ossia la partecipazione e gli effetti psicologici. Di fatto é opinione comune (tra i cittadini) che la politica sia e debba essere condotta da persone qualificate, esperti in politica. La politica é quindi una professione?

No. La politica non é una professione. Per vari motivi, ma piú in generale perché al politico non sono richieste competenze particolari ma solo un’integritá di pensiero tale da garantire la difesa dei propri interessi e nel caso fosse eletto quella dei suoi elettori. Il sistema elettorale peró porta erroneamente le persone a credere che esistano degli esperti in politica in quanto al momento del voto (idealmente) l’elettore vota in funzione delle opinioni dei candidati ma anche delle loro “competenze”, spesso millantate.

Il sorteggio romperebbe questa errata percezione coinvolgendo direttamente l’intera cittadinanza ed eliminando cosí la figura del Rappresentante Politico.

Politica vs Partitica

 

In questo articolo scrivo di come potrebbero formarsi le maggioranze all’interno del parlamento e come potrebbe svilupparsi il confronto tra i sorteggiati e del loro ruolo come decisori a fronte delle loro probabilmente limitate capacità tecniche. Il tutto in assenza totale dei partiti!

Secondo me il sistema demarchico dovrebbe in qualche modo fondersi con quello tecnocratico. Il primo dovrebbe fornire i decisori in modo trasparente e democratico, il secondo dovrebbe fornire i tecnici che diano nel modo più oggettivo possibile l’analisi delle soluzioni.

Immagino che i sorteggiati non abbiano competenze particolari ma solo opinioni politiche e integrità di pensiero, che all’interno della camera non formino maggioranza e opposizione, ma rimangano nelle loro posizioni e si votino ad un programma, strettamente personale.

Ad esempio mettiamo che ci siano 5 correnti principali di pensiero. Ogni parlamentare (sorteggiato) di ogni gruppo sarà diverso dall’altro ma avrà ovviamente opinioni più simili a quelli della sua stessa corrente (di pensiero). Ognuno avrà il suo programma su punti avanzati dai tecnici e dai sorteggiati stessi. Per ogni punto si avranno maggioranze diverse e non per forza le correnti confluiranno interamente e univocamente nella maggioranza o nell’opposizione (durante il voto di una legge o su un punto di un programma). Nei casi in cui non si formassero maggioranze nette si potrebbe pensare di dare un premio di maggioranza al gruppo più compatto e omogeneo che in qualche modo dimostri di “tenerci” di più (esistono molti modi per farlo). Vedi disegno come esempio:

Che ruolo avranno i tecnici?

Proporre i punti dei programmi, fornire dati il più oggettivi possibili e partecipare alla formulazione delle leggi che i sorteggiati intendono proporre. I membri della camera saranno sorteggiati ma i tecnici no, apparterranno alla società civile, saranno esperti di varie materie e teoricamente apolitici. Come verranno estratti i tecnici? Questo potrebbe essere un bel punto di discussione. (Un idea potrebbe essere questa. Immagino delle liste, ben organizzate in cui si possano iscrivere liberamente i professionisti di ogni categoria. Potrebbe anche essere obbligatoria l’iscrizione).

Che ruolo avranno i sorteggiati?

Prendere le decisioni nella propria coscienza. Rappresentare cioè se stessi e quindi grazie alla statistica l’intera cittadinanza, direttamente! Creare un programma che rispecchi le loro idee formulato sui punti avanzati dai tecnici, dai sorteggiati e dai cittadini ed essere fedeli solo a quello e sulla base di quello votare.

Non essendoci maggioranza e opposizione (così come le intendiamo oggi) non ci saranno ostruzionismi in parlamento ma solo parlamentari che cercheranno di esporre i loro pensieri cercando di convincere gli altri membri a sostenere le loro ragioni.

In questo modo si elimina dal sistema decisionale tutto ciò che non fa parte di esso, come quella che oggi erroneamente viene chiamata “politica”, l’arte del governare. Senza i partiti, senza gli ideali preconfezionati a cui si è obbligati a schierarsi se si vuole fare “politica”, le idee troveranno spazio liberamente nelle teste delle persone e dei sorteggiati che quelle idee e nient’altro si troveranno a discutere. Politica 1, Partitica 0.