Il Sorteggio nel Rinascimento Italiano: Lo Scrutinio a Firenze

Lo Scrutinio.
piú precisamente detto “scrutinio e tratta”, é un sistema usato nel quattordicesimo secolo, in un periodo dove i comuni erano prevalentemente guidati dai Signori e vi erano poche repubbliche. Alcuni dei comuni che adottarono questo sistema furono Orvieto, Siena, Pistoia, Perugia e Lucca. Il sistema piú longevo e conosciuto é peró quello di Firenze.
Lo Scrutinio, é l’inverso della Brevia e consiste nella regolare estrazione delle cariche da un bacino di nomine precedentemente elette. Era usato appunto per la consegna periodica delle nomine, specie degli alti magistrati, in combinazione con un sistema di rotazione delle cariche con periodi relativamente brevi, circa 6-12 mesi. Come nacque lo scrutinio?

Il Comune di Firenze fu fondato nel 1138. Esso era diretto da un “Consiglio” di 200 membri, affiancati da un “Parlamento” popolare composto dai cittadini.
Intorno al 1170 il comune soffrí un periodo di ripetuti disordini a causa della rivalitá tra le due piú influenti famiglie fiorentine dell’epoca, gli Uberti e i Donati.
Il primo “Podestá” fu insidiato nel 1202 mentre la separazione tra Guelfi e Ghibellini inizió nel 1216. Come molti dei comuni del tredicesimo secolo anche Firenze fu governata per un periodo, tra il 1250 e il 1260, dal governo del “Popolo”, chiamato Primo Popolo. Esso si concluse con un colpo di stato Ghibellino appoggiato da Siena. In seguito ad un periodo marcato dall’alternanza di diversi governi, nel 1292 un governo popolare guidato dalla Gilda (corporazione degli artigiani) emanó la “Ordinanza di Giustizia” che impediva aglia aristrocratici (Magnati) di occupare cariche pubbliche, e introdusse l’ufficio dei “Gonfalonieri di Giustizia”, una organo che controllava la milizia cittadina.

Questo periodo vede l’avvento di una nuova classe sociale, i “Popolani”, composti da ricchi mercanti e banchieri.
Tra il 1290 e il 1301 la lotta tra Guelfi e Ghibellini si fece piú aspra, con la scissione dei primi in Guelfi Bianchi che supportavano l’Ordinanza e Guelfi Neri che invece la opponevano. La vittoria di quest’ultimi, grazie all’appoggio del principe francese Charles de Volois, segna il declino del potere della Gilda e conseguentemente dei Guelfi Bianchi nonché del Popolo, e la forte ascesa dei Popolani.
Quest’ultimi infatti, pur non abrogando l’Ordinanza, scesero a patti con l’aristocrazia dei Magati per opporsi al ritorno di una repubblica popolare.

A partire dal 1291 viene introdotto un nuovo schema di selezione delle cariche detto “Imborsazione”, che consisteva nell’elezione del numero sufficiente di nomine per un intero anno, tenendo conto delle rotazione bimestrali, che venivano imborsate. Tali nomine venivano poi estratte ogni volta si presentasse un posto vacante.
Inoltre, per gestire situazioni d’emergenza, furono convocate le “Balie”, commissioni speciali nominate dalla Signioria con il compito di governo.Tra il 1291 e il 1238 le Balie furono regolarmente usate.

Nel 1328 fu introdotta la riforma elettorale che riformó gli uffici e i metodi di selezione delle cariche nel sistema che fu definito Scrutinio e Tratta, e che fu usato a Firenze per circa 150 anni con piccole modifiche nel tempo. Il sistema [ ben riassunto dal seguente schema.

– SIGNORIA: composta da 6 priori + il Gonfaloniere della Giustizia.
– CAPITANO DELLA PARTE GUELFA: residuo del “Partito Guelfo”, diventerá espressione della societá civile.
– 5 DELLA MERCANZIA: i 5 membri piú influenti della Gilda Fiorentina.
– GONFALONIERI DELLA GIUSTIZIA: alto magistrato, equivalente del capo di stato.
– GONFALONIERI DELLA COMPAGNIA:  16 membri della milizia civile.

La riforma che uní il sorteggio al sistema elettivo, forniva un sistema molto bilanciato che impediva ad una famiglia o ad un gruppo di famiglie, di detenere il potere in modo permanete. A rinforzare tale sistema vi era il “sacco dei Remissi”, nel quale venivano gettati i nomi degli estratti che avessero giá un familiare a ricoprire una delle cariche. Tale sistema fu chiamato “Divieto”.
Gli unici a conoscere i nomi nella borsa erano gli “Accoppiatori” che peró erano votati al segreto. Nel 1443, grazie alla forte influenza che detenevano sui membri piú influenti della cittá, ad una strategia di “Stato nello Stato” , nonché ad una dose di fortuna, la famiglia dei Medici riuscí a porre la sua egemonia e a sovverchiare il sistema, governando di fatto come un solo signore.
Fu la fine di un periodo florido durato 150 anni. A seguito della caduta dei Medici, fu fondata la seconda Repubblica, che reintrodusse una forma di Scrutinio, anche se fu meno longeva.

Il Sorteggio nel Rinascimento Italiano: La Brevia

Per dimostrare il proprio potere, i membri piú influenti della cittá erigevano torri sempre piú alte.

Uno dei due principali rami culturali che sono storicamente alla base dell’uso del sorteggio in politica è rappresentato da due schemi, la Brevia e lo Scrutinio, usati dalle repubbliche italiane del Rinascimento.

A differenza del primo ramo, quello rappresentato dall’esperienza di Atene tra il quinto e il terzo secolo AC, il contesto storico e politico di questo periodo è molto meno stabile, caratterizzato da rapidi cambiamenti di regime e forti divisioni politiche interne (fazioni).
In questo più difficile contesto il sorteggio è stato usato in diversi modi con diverse procedure per lo più in risposta a problemi particolari.

La Brevia.
era una forma di elezione indiretta attraverso la quale un ristretto gruppo di ELETTORI veniva scelto per mezzo del SORTEGGIO, i quali poi votavano le nomine per le varie cariche.
Fu una delle forme di elezione più usata nei comuni del nord d’Italia tra il dodicesimo ed il tredicesimo secolo DC.
In particolare la Brevia fu adottata dal POPOLO per la selezione del gruppo di elettori o anche per la diretta NOMINA delle cariche del Popolo stesso.

In questo periodo parallelamente al crescere delle attività mercantili e di artigianato vennero a crearsi i COMUNI. Essi nacquero dal consolidamento di queste nuove classi lavoratrici grazie a dei “patti politici” simili a dei giuramenti, fatti tra gli abitanti, i quali prevedevano il rispetto delle leggi e delle istituzioni nascenti al fine di facilitare il normale svolgimento delle attività della comunità. Il governo del comune era affidato dalla comunità a ristretti gruppi di abitanti particolarmente rispettati, in genere composti da mercanti e artigiani, chiamati “buoni uomini”. Con l’espansione dei comuni divenne necessario un più complesso sistema di governo. Nacquero così i primi Consigli, alcuni dei quali arrivavano a contare circa 600 membri, in alcune circostanze scelti attraverso la Brevia.
Ben presto peró, all’interno delle comunità vennero a formarsi delle fazioni, in genere guidate dalle famiglie più influenti, che portarono inevitabilmente a scontri e dissidi, intensificati dal conflitto tra Guelfi e Ghibellini.
La ricerca di un autorità imparziale in grado di risolvere i conflitti interni portò alla creazione della figura del Podestà. Egli gestiva temporaneamente il potere del consiglio in occasioni particolari quali le nomine delle cariche amministrative nonchè dei magistrati. Per garantire la massima imparzialità era assunto da un comune limitrofo.

Il Popolo.
Nonostante le misure adottate, le crisi di autorità si fecero più pressanti. La necessità, sentita dalle comunità di difendere le istituzioni dall’uso arbitrario da parte dei membri più influenti della stessa, portò alla nascita di un organo popolare dotato di una propria organizzazione, di propri uffici, statuti e la propria milizia; tale organizzazione di massa, che può essere vista come una forma di partito (anche se non inserito in un moderno contesto di confronto fra partiti), spesso in contrapposizione con le corporazioni dei mercanti e artigiani noché dei nobili, era nota come il Popolo.

Lo strumento naturale adottato dal Popolo per la sua organizzazione era la Brevia.
Il governo del Popolo era composto da un consiglio di circa 12 membri, chiamati anziani, e la carica era sottoposta ad una rotazione periodica ogni 2-6 mesi.
Nei comuni dove non governava il Popolo, il controllo era nelle mani del Signore, in genere un membro molto influente dell’elite mercantile che faceva leva sulle insicurezze dei cittadini (spesso fondate su minacce esterne) nonchè sul potere prevalentemente economico per detenere il potere, relegando il Popolo al ruolo di una non ufficiale opposizione.

Lo schema piú comune della Brevia prevedeva una combinazione di sorteggio ed elezione, detta anche elezione indiretta, in cui le nomine venivano estratte attraverso il ballottaggio e le elezioni erano tenute dagli estratti con ballottaggio segreto.
É importante notare come agli elettori-estratti fosse chiesto di giurare di votare in completa indipendenza e di non rappresentare in nessun modo altre persone o gruppi di persone. Per questo la fase di votazione veniva spesso fatta isolando gli elettori nel “Conclave”.
I “Partiti”, organizzazioni di pensiero allora chiamati “Intelligenze”, erano considerati pericolosi e per questo motivo erano vietati.
Vi sono in ogni caso scritti che fanno suppore che in certi casi, membri dell’artigianato facessero parte del governo esecutivo come corpo consultivo sotto il nome di “Priorati”.

The Political Potential of Sortition

Riporto alcune delle conclusioni tratte dal libro “The Political Potential of Sortition” di Oliver Dowlen. Questo libro contiene una buona ricerca storica dell’uso del sorteggio in politica, dagli antichi greci fino alla rivoluzione Francese. Fornisce anche alcuni strumenti attraverso il quale l’autore cerca di categorizzare i diversi usi del sorteggio presentati, dando anche un personale giudizio del suo uso come “appropriato” o meno nelle varie circostanze.

L’aspetto più significativo che è possibile dedurre da questa ricerca storiografica dell’uso del sorteggio in politica è la sua esistenza come metodo di selezione delle cariche amministrative e politiche. Oggi è poco noto, ma tali sistemi furono usati in diversi contesti storici e furono anche molto longevi. L’uso del sorteggio in politica nell’antica Atene durò circa 3 secoli, dal 594 AC, fino alla caduta di Atene nel 322 AC. A Venezia il ballottaggio fu usato dal tredicesimo secolo fino quasi al diciottesimo mentre a Firenze fu usato continuativamente dal 1328 fino al 1434, per essere poi reintrodotto parzialmente per un più breve periodo nel 1466. Le giurie popolari di tipo anglosassone invece sono presenti tutt’ora dal 1730. Infine occorre considerare che le discontinuità nel suo uso furono per lo più dovute a cause esterne, guerre, e non ad un collassamento politico interno.

Si distinguono due principali rami culturali piuttosto che un unica cultura dell’uso del sorteggio in politica, e sono quello di Atene e quello delle repubbliche medioevali Italiane. Tra questi, vi sono molti altri esempi intermedi, in ogni caso è possibile distingure due politiche distinte: quelle che facevano ampio uso del sorteggio in modo sistematico e quelle che lo usavano saltuariamente per occasioni particolari.

In generale il sorteggio ricevette poca attenzione dagli scrittori politici dell’epoca e poco delle conoscenze acquisite in entrambi i rami culturali del suo uso furono tramandate.

Per questo motivo una critica comune al sorteggio, che ancora oggi viene fatta, riguarda l’erroneo aspetto irrazionale del meccanismo di scelta, che in realtà non è né razionale, né irrazionale, in una parola “arazionale”, termine coniato dallo stesso Dowen. Questa falsa credenza accompagna ancora l’uso del sorteggio in politica nonostante che molte delle costituzioni dove il sorteggio era usato fossero molto sofisticate e razionalmente ben organizzate.

Il sorteggio non va considerato in modo isolato, anzi, storicamente fu usato in stretta combinazione con la rotazione (durata temporanea delle cariche) e altrettanto spesso in combinazione con le elezioni piuttosto che in alternativa ad esse, in modo complementare.

Infine, quella che secondo Dowen è la ragione fondamentale dell’uso del sorteggio in politica risulta essere la seguente: quello di inibire il potere che ogni individuo o gruppo di individui potrebbe cercare di esercitare sul processo di selezione.

Un possibile nuovo inizio

Ecco come mi immagino l’avvento di un Comune demarchico. E’ fantasia, immaginazione, ma è possibile. Chissà che qualche pazzo…tanti pazzi…

– Prima cosa creare la lista civica “Comune demarchico”.
– In secondo luogo occorre creare una piattaforma informatica a sostegno del sistema demarchico della lista. Per cominciare si potrebbe fare un sito modificabile come wikipedia, con un forum, organizzato per tematiche quali energia, rifiuti, turismo, trasporti e così via. I promotori della lista saranno i primi moderatori del sito e i primi organizzatori di eventi, in seguito verranno estratti periodicamente dei volontari tra gli iscritti.
– Potrebbe volerci del tempo per raccogliere un numero sufficiente di iscritti per avere un gruppo valido statisticamente e anche sufficiente numeroso e conosciuto da poter ricevere un numero sufficiente di voti per entrare in consiglio. Per questo motivo si potrebbe creare un consiglio demarchico sperimentale, per creare quello che oggi chiamiamo “governo ombra”, con lo scopo di testare il sistema di sorteggio ( ci sono varie modalità di sorteggio ) e rodare il sistema. In questo modo si potrebbe anche diffondere il concetto di demarchia, rendendo direttamente partecipi da subito gli iscritti che potrebbero in questo modo rendersi meglio conto delle capacità del sistema e pubblicizzarlo.
– Intanto nel laboratorio di idee attraverso il sito potrebbero cominciare a formarsi delle correnti di pensiero all’interno degli iscritti, con idee comuni e anche contrapposte. Alcune di queste proposte potrebbero finire in consiglio comunale, portate da membri di altre liste civiche o partitiche, sempre più povere di idee,  facendo pubblicità al gruppo della lista Comune Demarchico e stimolando i più interessati ad iscriversi e a partecipare alla vera politica.
– Potrebbe succedere che la lista abbia un numero sufficiente di iscritti da guadagnare un posto o più in consiglio comunale. A quel punto il consigliere sarà solo un portavoce dell’assemblea demarchica. La discussione in consiglio comunale non avrà più motivo di coinvolgere il consigliere della lista Comune demarchico, in quanto all’interno della sua lista già sono rappresentati i pensieri dei cittadini grazie al consiglio demarchico e alla statistica.
L’atteggiamento del consiglio demarchico in quello comunale per via del suo rappresentante Inizialmente potrebbe essere un pò più flessibile e sopratutto propositivo.
– Potrebbe succedere che nelle elezioni successive il numero di consiglieri comunali spettanti alla lista demarchica sia più elevato. A quel punto l’assemblea demarchica inizierebbe ad essere più costruttiva e decisa, limitando al minimo se non del tutto la discussione inconsiglio  comunale. Forte del voto in blocco dei suoi consiglieri la sua posizione inizierebbe a diventare importante.
– Potrebbe succedere ad un certo punto che la lista guadagni la magioranza dei consiglieri comunali. Sarebbe la fine di un sistema di potere basato su intrecci tra politica e potere e l’inizio per un vero comune demarchico. A quel punto i membri dell’assemblea demarchica non discuteranno alcun che in nessun modo con i rappresentanti delle altre liste imponendo le decisioni prese dall’organo demarchico.
– Infine si potrebbe sostituire l’assemblea demarchica a quella comunale.
Fatto, comune demarchico!

P.S.
Si potrebbe pensare che la rinuncia alla discussione all’interno dell’asseblea comunale sia una forzatura poco democratica. In realtà è necessaria a rendere reale la volontà dell’assemblea demarchica e a relegare a ruolo di portavoce il rapprensentante, che come tale per il principio di demarchia deve sparire per lasciare il posto al sorteggiato. Inoltre, occorre tenere conto che all’interno della lista Comune Demarchico non c’è una corrente di pensiero ma bensì tutte! non c’è ragione di pensare che un attuale elettore del PD piuttosto che uno del PDL di SEL o della Lega sia più portato degli altri ad iscriversi. Chiunque sia stufo della politica di oggi, qualunque idea abbia si iscrive e partecipa direttamente al dibattito sulla piattaforma informatica o semplicemente mette a disposizione il suo pensiero alla statistica.

Comune demarchico

In questo post cerco di immaginare come si potrebbe sviluppare il concetto di demarchia in quella che è la forma base dell’amministrazione di ogni stato, il centro della vita sociale e pubblica, ossia il Comune.Non è una scelta casuale, personalmente vedo l’avvento della demarchia come una rivoluzione. Nei fatti lo è in quanto consiste in un cambiamento radicale, ma è non è possibile pensare che possa prendere forma improvvisamente. Un possibile e probabile scenario è quello che vede una graduale applicazione del concetto a partire dalle forme più semplici di organizzazione, quali siti internet, social network, associazioni varie per arrivare, attraverso un processo di collaudo e accettazione, alla politica, l’obiettivo più ambito. Il luogo dove meglio si esprime la politica, quella che tocca più concretamente il cittadino, è proprio il Comune.

Da questo momento in poi sarà sottointeso il fatto che il progetto in questione richiede come fondamento una campagna d’informazione sui principi della demarchia, cosa affatto scontata in quanto è immaginabile una forte opposizione a questo sistema da parte di molti attori.

Le condizioni iniziali per l’instaurazione di un governo demarchico saranno le stesse che regolano la vita politica attuale, basata sui partiti politici e sulle elezioni.

Quindi il primo passo sarà quello di creare una lista civica, ossia un partito che porti in consiglio il sistema, per poi imporsi e imporlo al resto della politica comunale.
La lista civica, che chiameremo “Comune demarchico”, non avrà un programma condiviso dagli iscritti, ne una ideologia comune o alcun principio in particolare. L’unico concetto condiviso sarà la demarchia.
Coloro i quali si iscriveranno alla lista, lo faranno per vari motivi, primo fra tutti la convinzione delle potenzialità di un sitema demarchico. In secondo luogo la voglia di cambiare una classe politica, formata ormai da “professionisti” della politica che tendono a gestire il bene comune per i propri interessi. Infine per partecipazione. ( la Libertà, è partecipazione “Gaber”).
L’attività di propaganda che seguirà alla creazione della lista in vista delle elezioni comunali avrà il solo scopo di promuovere il sistema demarchico; non saranno favorite persone, correnti politiche, progetti comunali, siano essi meritevoli o no.

In questi termini la lista così come è concepita sembra non dare garanzia alcuna sulle prospettive future che i suoi iscritti prevedono per il comune, creando una falsa immagine di inadeguatezza che potrebbe spingere i cittadini a non votarla.
In realtà i primi aderenti alla lista e che rappresenteranno anche la maggior parte dei suoi votanti saranno proprio i suoi iscritti, che in linea teorica, a regime demarchico instaurato saranno il totale dei cittadini aventi diritto di voto.

Rimangono tante cose da chiarire.

Chi rappresenterà la lista in caso di vittoria di qualche seggio in comune?
Come è possibile avere dei rappresentanti che la pensino come me se non voto?
Quale programma? quali orientamenti? cosa faranno i rappresentanti scelti della lista?
Alcuni concetti generali rispondono a queste e ad altre domande.

L’organizzazione

La demarchia prevede la scelta dei “rappresentanti” attraverso una selezione casuale. Ma all’inizio, la lista Comune demarchico dovrà esprimere dei candidati. Essi saranno in realtà i rappresentanti dell’assemblea demarchica, selezionata a sua volta tra gli iscritti della lista e avranno il solo compito di riportare il voto deciso dal’assemblea.

I rappresentanti all’inizio verranno scelti tra gli organizzatori della lista, in seguito verranno scelti fra gli iscritti alla lista e infine fra tutti i cittadini.

Il consiglio demarchico (CD) non potrà contenere tutti gli iscritti ne tantomeno tutti i cittadini. I suoi membri saranno perciò estratti a sorte come detto prima, tra gli iscritti. Una volta formato il CD sarà l’organo decisionale inizialmente solo per la lista del “Comune demarchico”, in seguito sostituirà l’assemblema comunale.

La statistica vs votazione

La risposta a molte domande è sempre la stessa: statistica. Tutti sanno cos’è la statistica, se ne sente parlare sempre più spesso in ogni campo, ma non tutti sono consapevoli della forza della statistica e soprattutto di quanto sia democratica!
Attraverso delle votazioni, se esiste un pensiero comune tra i votanti, questo sarà quello più votato e prenderà forma grazie a dei portavoce, i rappresentanti. Allo stesso modo, se esiste un pensiero comune tra i cittadini, statisticamente i sorteggiati avranno a maggioranza lo stesso pensiero, ma non lo delegheranno a nessuno, lo rappresenteranno direttamente.
La differenza fondamentale tra i sistemi è l’efficienza. Il primo è facilmente corruttibile, dipende fortemente dalla forza dei candidati più che dalle loro idee, inoltre necessita di una forte campagna di promozione che oltre ad essere spesso fasulla e fuorviante, consuma molte energie e soldi. Tutto questo la statistica lo risparmia.

Le idee

Occorre che sia ben chiaro che le IDEE non hanno padroni, colori e tantomeno parti politiche. Troppo spesso si tende ad associare una certa corrente di pensiero o anche solo alcuni principi a partiti politici. Sbagliato.
E’ sbagliato pensare che la politica sia partitica, ordinatamente divisa in destra e sinistra, con idee e programmi di destra e sinistra e cosi via.
Le idee sono di chiunque le pensa e le condivide. Sulla base di questo, potenzialmente ogni cittadino, ma prima ogni iscritto alla lista, può avere un insieme di idee e pensieri unico, anzi quasi certamente lo avrà. Ma non sarà l’unico ad avere una certa opinione su una determinata questione.

La propaganda

Rimane da chiarire come verranno raccolte e fornite le informazioni sulle quali ogni cittadino e iscritto creerà e modificherà il suo pensiero.
Questo fattore non fa parte della demarchia di per se, la quale prevede solo la scelta dei candidati tramite sorteggio, ma è un elemento che qualunque amministrazione demarchica dovrà affrontare, in modi non per forza uguali.
Personalmente io la immagino così:
Ogni cittadino, avrà per vari motivi degli interessi particolari e probabilmente anche delle capacità e conoscenze molto vicine ai propri interessi, anche se non è detto. Sulla base di questi sarà spinto ad approffondire certi aspetti della politica piuttosto che altri. Se inoltre avrà a cuore questi temi, cerchèrà di renderli noti e di convincere con le sue tesi il pubblico. Questa è politica!
Inizialmente per organizzare meglio il sistema di informazione si potrebbe dotare la lista di un gruppo di volontari con il compito di organizzare incontri, dibattiti e tutto ciò che è necessario affinchè ogni iscritto e ogni cittadino sia in grado di informarsi in modo trasparente. Il punto è scottante in quanto la gestione dell’informazione è cruciale per gestire il potere d’influenzare le persone, per questo è necessario che i portavoce delle idee siano direttamente i cittadini interessati.
Inoltre è necessario fare in modo che la vetrina di questo “laboratorio” sia completamente trasparente. Per fare ciò può essere d’aiuto la tecnologia. Una piattaforma sullo stile di wikipedia con un forum all’altezza, gestita da personale volontario, pagato e ciclicamente cambiato può essere un’idea.

I partiti

E’ naturale che tra i cittadini non tutti avranno lo stesso carisma e in generale la stessa capacità di comunicazione. Per questo motivo immagino che attorno alle idee formulate nel “laboratorio” si creino gruppi di persone che condividono un determinato numero di idee, quelli che oggi chiamiamo “partiti”. Questi partiti, appoggieranno alcune delle idee espresse dai cittadini, creando dei “programmi” e dando un “orientamento” a questi. In questo modo favoriranno il dibattito sui temi da loro considerati importanti e in generale genereranno insieme al “laboratorio di idee”, l’opinione pubblica. Le stesse idee, gli stessi progetti potranno essere condivisi da altri “partiti”, in programmi con orientamenti diversi.
Il cittadino se interessato potrà partecipare direttamente al dibattito seguendo un “partito” piuttosto che un altro o formulando una sua corrente e più attivamente ancora mettendo in discussione le sue idee e le sue capacità nei “laboratori”.

Le differenze

Che differenza c’è allora? Le differenze ci sono e sono molto marcate. La politica, così come la intendiamo oggi è il potere. La politica, così come è stata concepita e come sono sicuro tutti vorrebbero che fosse, è dibattito, confronto, partecipazione, insomma tutto quello che non è quella odierna. Separare la politica (dibattito) dal potere è possibile solo togliendo il legame che c’è fra i politici e i governanti. La democrazia rappresentativa è uno strumento sicuramente democratico ma insufficiente. Così come si evolve l’economia, la tecnica il mondo in generale, anche la democrazia si deve evolvere, la demarchia è il futuro della democrazia.

In conlusione. L’articolo non chiarisce che cosa sia la demarchia ne cosa potrebbe essere un comune demarchico o come potrebbe formarsi. Ma l’obiettivo del post non è affatto chiarire! L’obiettivo è quello di incuriosire, stimolare. La confusione intrinseca delle mie idee penso sia di aiuto, chiunque veda cose belle o brutte tra le righe è invitato a scrivere!